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Come proteggersi dal nucleare

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Articolo pubblicato sul mensile «FIRMS» Confindustria Ravenna – marzo 2008

proteggersi dal nucleare

Alta tecnologia a servizio della sicurezza. Nata negli anni’70, la Comecer – Costruzioni meccaniche certificate – è oggi leader a livello mondiale nella realizzazione di sistemi per la protezione da radiazioni nucleari in tutti i settori, ma principalmente in quello ospedaliero. In particolare, l’azienda di Castel Bolognese produce una vasta gamma di dispositivi per la produzione e la ricerca di radiofarmaci, attraverso i quali è possibile effettuare diagnosi e terapie basate sull’effetto delle radiazioni.

Gli strumenti di Comecer sono parte integrante della «catena» che inizia dalla generazione del radioisotopo da parte della struttura ospedaliera (attraverso una macchina chiamata ciclotrone) e termina con l’esame medico (per esempio la Pet o la Tac a contrasto).

Dalla produzione alle immagini cliniche, il radioisotopo compie » passaggi» precisi, che comprendono il trasporto ai moduli dove avviene la preparazione del farmaco, il dosaggio e la somministrazione al paziente: in tutti questi ambiti sono i dispositivi di Comecer a intervenire, garantendo la massima tutela per gli operatori e il prodotto.

I macchinari spaziano dalle celle per la manipolazione delle sostanze radioattive ai sistemi automatici per la distribuzione in flaconi o siringhe, comprese le linee complete per la produzione e il confezionamento dei radiofarmaci.

Due anni fa è stato realizzato il sistema Theodorico, che permette con procedure automatiche di preparare le dosi. Un altro campo d’azione è legato alla schermatura dal pericolo di contaminazioni derivate dalla manipolazione di chemioterapici.

la sede Comecer

Affidabilità, alta tecnologia e ricerca sono dunque le parole d’ordine per il lavoro quotidiano dell’impresa, che si è costruita una solida reputazione in tutto il mondo e può vantare un fatturato di 20 milioni di euro. Non è un caso che oltre il 90 per cento dei prodotti sia destinato all’estero, mentre in Italia Comecer è praticamente l’unico «player» sul mercato. «I nostri clienti – spiega il presidente Carlo Zanelli – in particolare sono le realtà che producono il ciclotrone e le macchine per la Pet: al mondo sono pochi. Parliamo di aziende come Philips, Generai Electric, Siemens, Iba». Tra gli interlocutori anche le grandi multinazionali del farmaco – come la Pfizer – o le grandi università – da Harvard a Yale – e i centri di ricerca. «Su 10 grandi atenei americani, 8 hanno i nostri laboratori».

Ma qual è stata l’evoluzione dell’azienda negli anni?

«La Comecer – ricorda Zanelli – è nata ‘a casa mia’ alla fine degli anni ’70. Per molto tempo ha dovuto fare i conti vista la particolarità del settore in cui operiamo – con alcune situazioni contingenti. Fatturavamo 5 miliardi di lire con l’Enea, poi c’è stato il referendum sul nucleare, sul quale, per inciso, il nostro Paese è stato ormai sorpassato da tutti. Operavamo nel settore delle apparecchiature medicali, poi è arrivata Tangentopoli … L’intuizione vincente è partita da un mio ex direttore commerciale, prematuramente scomparso, che ha capito, con lungimiranza, l’importanza della diagnostica Pet. Devo dire che lo sviluppo dell’azienda è da attribuirsi quasi esclusivamente al lavoro di mia figlia Alessia: supportata da un buon prodotto, è riuscita a espandersi all’estero. Ora ha lasciato spazio a Emiliano Spagnolo, un manager che ha poco più di 30 anni: ha preso in mano la situazione in maniera egregia». Zanelli attribuisce anche alle risorse umane la chiave del successo: Comecer occupa circa 130 persone, con un’età media che non supera i 35 anni e una buona componente femminile.

C’è una cultura di direzione a livello familiare, «con pochi contro e moltissimi pro». Si punta sulla responsabilità e sulla fiducia, e si lavora per obiettivi: «ciò significa, se non ci sono particolari urgenze, che non neghiamo mai permessi ai nostri collaboratori».

Un altro punto di forza, spiega Emiliano Spagnolo, «è rappresentato dal fatto che noi siamo in grado di offrire un prodotto completo: costruiamo, assembliamo e vendiamo i macchinari, garantendo poi l’assistenza post vendita. Un’altra scelta precisa è stata quella di mantenere la produzione, e il know how, in Italia: insomma non siamo intenzionati a delocalizzare in Cina, senza nulla togliere a chi invece ha preso questo decisione.

La Ricerca?

Naturalmente per noi è fondamentale. Il nostro ufficio ricerca e sviluppo, diretto da Paolo Bedeschi, ci consente di essere avanti di due anni rispetto ai nostri concorrenti». E il prossimo futuro Comecer guarda con interesse alle potenzialità connesse alla «medicina personalizzata» (secondo le caratteristiche del Dna) in cui verranno utilizzati radioisotopi ad hoc per ogni singolo paziente.

La direzione Comecer Spa

Tra le commesse più importanti, impianti in Arabia Saudita, Vietnam e Siberia. Continua il rapporto con gli Usa (tra i partner eccellenti il centro Md Anderson di Houston) mentre sul fronte italiano è in corso di realizzazione a Cefalù, per il San Raffaele, un grande polo oncologico. Comecer ha lavorato anche per il centro oncologico Ior di Meldola. Dal punto di vista infrastrutturale, l’impresa sta realizzando la nuova sede, a 200 metri da quella attuale: secondo le previsioni sarà pronta entro il 2009.

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