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Alta tecnologia a servizio della sicurezza. Nata negli anni’70, la Comecer – Costruzioni meccaniche certificate – è oggi leader a livello mondiale nella realizzazione di sistemi per la protezione da radiazioni nucleari in tutti i settori, ma principalmente in quello ospedaliero. In particolare, l’azienda di Castel Bolognese produce una vasta gamma di dispositivi per la produzione e la ricerca di radiofarmaci, attraverso i quali è possibile effettuare diagnosi e terapie basate sull’effetto delle radiazioni.
Gli strumenti di Comecer sono parte integrante della « catena » che inizia dalla generazione del radioisotopo da parte della struttura ospedaliera (attraverso una macchina chiamata ciclotrone) e termina con l’esame medico (per esempio la Pet o la Tac a contrasto).
Dalla produzione alle immagini cliniche, il radioisotopo compie » passaggi » precisi, che comprendono il trasporto ai moduli dove avviene la preparazione del farmaco, il dosaggio e la somministrazione al paziente: in tutti questi ambiti sono i dispositivi di Comecer a intervenire, garantendo la massima tutela per gli operatori e il prodotto.
I macchinari spaziano dalle celle per la manipolazione delle sostanze radioattive ai sistemi automatici per la distribuzione in flaconi o siringhe, comprese le linee complete per la produzione e il confezionamento dei radiofarmaci.
Due anni fa è stato realizzato il sistema Theodorico, che permette con procedure automatiche di preparare le dosi. Un altro campo d’azione è legato alla schermatura dal pericolo di contaminazioni derivate dalla manipolazione di chemioterapici.
Affidabilità, alta tecnologia e ricerca sono dunque le parole d’ordine per il lavoro quotidiano dell’impresa, che si è costruita una solida reputazione in tutto il mondo e può vantare un fatturato di 20 milioni di euro. Non è un caso che oltre il 90 per cento dei prodotti sia destinato all’estero, mentre in Italia Comecer è praticamente l’unico « player » sul mercato. « I nostri clienti – spiega il presidente Carlo Zanelli – in particolare sono le realtà che producono il ciclotrone e le macchine per la Pet: al mondo sono pochi. Parliamo di aziende come Philips, Generai Electric, Siemens, Iba ». Tra gli interlocutori anche le grandi multinazionali del farmaco – come la Pfizer – o le grandi università – da Harvard a Yale – e i centri di ricerca. « Su 10 grandi atenei americani, 8 hanno i nostri laboratori ».
Ma qual è stata l’evoluzione dell’azienda negli anni?
« La Comecer – ricorda Zanelli – è nata ‘a casa mia’ alla fine degli anni ’70. Per molto tempo ha dovuto fare i conti vista la particolarità del settore in cui operiamo – con alcune situazioni contingenti. Fatturavamo 5 miliardi di lire con l’Enea, poi c’è stato il referendum sul nucleare, sul quale, per inciso, il nostro Paese è stato ormai sorpassato da tutti. Operavamo nel settore delle apparecchiature medicali, poi è arrivata Tangentopoli … L’intuizione vincente è partita da un mio ex direttore commerciale, prematuramente scomparso, che ha capito, con lungimiranza, l’importanza della diagnostica Pet. Devo dire che lo sviluppo dell’azienda è da attribuirsi quasi esclusivamente al lavoro di mia figlia Alessia: supportata da un buon prodotto, è riuscita a espandersi all’estero. Ora ha lasciato spazio a Emiliano Spagnolo, un manager che ha poco più di 30 anni: ha preso in mano la situazione in maniera egregia ». Zanelli attribuisce anche alle risorse umane la chiave del successo: Comecer occupa circa 130 persone, con un’età media che non supera i 35 anni e una buona componente femminile.
C’è una cultura di direzione a livello familiare, « con pochi contro e moltissimi pro ». Si punta sulla responsabilità e sulla fiducia, e si lavora per obiettivi: « ciò significa, se non ci sono particolari urgenze, che non neghiamo mai permessi ai nostri collaboratori ».
Un altro punto di forza, spiega Emiliano Spagnolo, « è rappresentato dal fatto che noi siamo in grado di offrire un prodotto completo: costruiamo, assembliamo e vendiamo i macchinari, garantendo poi l’assistenza post vendita. Un’altra scelta precisa è stata quella di mantenere la produzione, e il know how, in Italia: insomma non siamo intenzionati a delocalizzare in Cina, senza nulla togliere a chi invece ha preso questo decisione.
La Ricerca?
Naturalmente per noi è fondamentale. Il nostro ufficio ricerca e sviluppo, diretto da Paolo Bedeschi, ci consente di essere avanti di due anni rispetto ai nostri concorrenti ». E il prossimo futuro Comecer guarda con interesse alle potenzialità connesse alla « medicina personalizzata » (secondo le caratteristiche del Dna) in cui verranno utilizzati radioisotopi ad hoc per ogni singolo paziente.
Tra le commesse più importanti, impianti in Arabia Saudita, Vietnam e Siberia. Continua il rapporto con gli Usa (tra i partner eccellenti il centro Md Anderson di Houston) mentre sul fronte italiano è in corso di realizzazione a Cefalù, per il San Raffaele, un grande polo oncologico. Comecer ha lavorato anche per il centro oncologico Ior di Meldola. Dal punto di vista infrastrutturale, l’impresa sta realizzando la nuova sede, a 200 metri da quella attuale: secondo le previsioni sarà pronta entro il 2009.
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